In memoria di Andrea Schenone
(Andrea e Mirella)
Pionieri del Suiseki Liguria

Associazione Italiana Amatori del Suiseki (A.I.A.S.)
Ottobre-2025
CONTENUTO
Introduzione di Jesús Quintas (2010)
- Lo Schenone, Andrea e Mirella, e il Suiseki di Luciana Queirolo (2010)
- La prima mostra, nel 1999 di Luciana Queirolo (1999)
- Alcune pietre pregiate di Andrea e Mirella di Carlo Laghi
- Schenone e AIAS, la storia, gli inizi di Carlo Laghi (2021)
- Calvari 2009. “SUISEKI: Opere d’arte della Natura” “Il Secolo XIX”, Genova (2009)
- Val di Trebbia 2009 “Il Secolo XIX”, Genova (2009)
- Caccia al Suiseki nelle Alpi Ligure Pius Notter / W.Benz (photo) (2014)
- A.I.A.S., Venticinque anni di storia di Pietro Prudentino (2022)
- Le mie pietre di Schenone. Vivere il “Paradiso dei Sette Cieli” di Jesús Quintas (2025)
- Foto per la memoria di Luciana Queirolo
- Paradiso dei Sette Cieli Jesús Quintas (Intro) / Luciana Queirolo (photo) (2025)
Introduzione e Presentazione
In questo agosto, l’ammirato e molto apprezzato Andrea Schenone è mancato, all’età di 91 anni. Tutti gli appassionati di suiseki che conosco e che hanno avuto l’opportunità di incontrarlo concordano nel definirlo una persona gentile, amichevole ed alla mano. Pertanto, la triste notizia ha scioccato e profondamente colpito l’intera comunità del suiseki, sia in Italia che all’estero. Ciò ha provocato una reazione immediata e ampiamente diffusa che ha sentito la necessità di fare qualcosa per preservare la memoria del suo eccezionale contributo alla diffusione della pratica, della conoscenza e della comprensione del suiseki.
Questo ha contribuito a fare accadere qualcosa di insolito, la volontà di redigere una pubblicazione essenziale ma anche emozionale della testimonianza del ruolo e del lavoro di diffusione delle tecniche appropriate del Suiseki svolto da Andrea e Mirella, sua moglie, nella scoperta delle pietre liguri e di come queste fossero particolarmente adatte come materiale per il suiseki.
È stato ancora più insolito che in circa sei settimane, quelle idee diffuse si siano cristallizzate nella creazione di una pubblicazione, il cui unico tentativo è quello di evitare di incorrere nell’agiografia, ma di presentare una raccolta dei momenti iniziali della nascita e dell’evoluzione del suiseki in Italia (e lo è altrettanto in Europa) e del lavoro pionieristico di un gruppo di persone che si sono dedicate in modo passionale e che vengono menzionate casualmente in questa pubblicazione. Naturalmente, ci sono più persone di quelle menzionate che potrebbero essere citate, ma non è il tentativo di questo lavoro di stilare un elenco dettagliato.
L’adesione al gruppo di lavoro per portare avanti il progetto è stata piuttosto spontanea e priva di un protocollo di selezione formale, in quanto sarebbe stata ritardata per raggiungere l’obiettivo di presentare la pubblicazione (anche se probabilmente non ancora stampata) in occasione del prossimo Congresso AIAS. Così, in pochi giorni e sotto il coordinamento della Presidente AIAS, Luciana Queirolo, il gruppo è stato costituito.
A questo punto, alcuni lettori probabilmente staranno alzando un sopracciglio e si chiederanno come e perché una persona straniera (sì, io) sia stata inclusa nel gruppo. In realtà, non conosco la risposta nemmeno io; ma quando il mio mentore, fin dall’inizio e fino a oggi, mi ha invitato a aderire, non ho potuto fare altro che accettare.
Questa modesta pubblicazione non è un trattato sugli esordi del suiseki italiano né una biografia di Andrea. Si tratta di una semplice raccolta di scritti, articoli antichi e recenti, recensioni di riviste, materiale fotografico di diverse epoche ed alcune note di aggiornamento. Per agevolarne la diffusione, il testo è stato redatto in italiano e disponibile in inglese, cliccando la lingua nell’apposita sezione.
La raccolta è presentata in una linea piuttosto evolutiva, ovvero dal vecchio al nuovo, ma non segue un andamento continuo. Sono tuttavia fiducioso che fornisca un’idea generale accettabile del significativo contributo dei suoi pionieri alla nascita e allo sviluppo del suiseki in Italia e, tra questi, di Mirella e Andrea, così come di altri.
L’opera presenta 11 brevi capitoli (8 contenenti principalmente testo e 3 contenenti quasi esclusivamente foto).
Come prevedibile, Luciana Queirolo è stata la principale collaboratrice, con recensioni di riviste e articoli sui primissimi momenti del suiseki italiano. Il capitolo 1 offre un vivido riassunto del ruolo estremamente significativo svolto da Mirella e Andrea nei primi tempi del suiseki italiano e di come le pietre liguri siano diventate riconosciute come tra le pietre più apprezzate non solo in Europa, ma anche a livello mondiale. Tra queste pietre vi sono quelle di Mirella e Andrea Schenone (permettetemi di usare “Schenone” come breve termine identificativo), come dimostrato da alcuni dei premi da loro ricevuti. Il capitolo sottolinea anche la vasta ed approfondita conoscenza e comprensione degli Schenone di tutti gli aspetti della preparazione del suiseki. Nei capitoli 2, 5 e 6 è illustrato l’impatto sociale del lavoro dei pionieri del suiseki liguri attraverso le recensioni e i resoconti delle loro attività su riviste specializzate: queste consistevano in mostre di suiseki, esplorazioni sul campo e viaggi di raccolta.
Il secondo contributo principale è stato Carlo Laghi, un altro pioniere del periodo iniziale, come non solo le famiglie Schenone e Garbini-Queirolo, Sergio Malpeli e pochi altri. Hanno creato quello che si presume essere il primo club italiano del suiseki, Unici di Liguria, che in seguito ha portato alla costituzione dell’AIAS, in collaborazione con SuisekiSud (creata nel 1994). Il capitolo 3 presenta una selezione di pietre Schenone premiate nel periodo 1998-2009, dalle caratteristiche variegate che la maggior parte di noi, se non tutti, ammira con amichevole invidia. Nel capitolo 4, Carlo ci trasporta con il ricordo dei momenti stessi della gestazione e della nascita dell’AIAS.
Anche Aldo Marchese è stato coinvolto nello sviluppo di questo progetto e la brevissima nota al capitolo 7 non rende giustizia all’impegno ed alla collaborazione che ha dedicato non solo a questo progetto, ma anche alle attività dell’AIAS e alla promozione del suiseki in Sicilia e in altre regioni del Sud Italia. È rimasto nell’ombra, ma è stato decisivo nella creazione della raccolta di persone e della documentazione per il progetto. A titolo di esempio, il rapporto contenuto nel capitolo 7, inizialmente scritto da Pius Notter in collaborazione con il compianto Willi Benz, riporta dettagli sulla visita del Consiglio Direttivo dell’ESA (European Suiseki Association), sempre nel 1994, su invito di Unici de Liguria e Suiseki-Sud.
I capitoli 8, 9 e 11 costituiscono, a mio avviso, il culmine dell’opera degli Schenone e l’apprezzamento della loro insuperabile collezione e maestria estetica: il “Paradiso dei Sette Cieli“. Ognuno dei capitoli infatti, esprime e riflette l’impatto di un’esperienza distinta nel visitare l’ambiente unico al mondo creato dalla meravigliosa unione della natura e dell’opera dell’uomo, nell’adagiare la costruzione sulla collina inclinata e nell’esporre al suo interno una collezione di suiseki di assoluta eccellenza. Nel capitolo 8, Pietro Prudentino racconta la speciale celebrazione dei primi 25 anni dell’AIAS attraverso la visita alla casa di Schenone a Lumarzo, da parte di un piccolo gruppo di soci AIAS, riportando anche alcuni momenti salienti della vita dell’AIAS. Uno stupore e un’emozione di fondo emanano dalle parole scritte nell’articolo, che mi hanno portato a ricordare esperienze passate di anni lontani. Inoltre, è corredato da una manciata di splendide foto che aiutano il lettore a condividere virtualmente l’esperienza.
Riflettendo su come rendere omaggio e gratitudine all’eredità di Andrea, ho concluso che l’opzione più sincera fosse ricordare ancora una volta l’impressione che conservo nella memoria attraverso le poche visite che ho avuto il privilegio di fare. Pertanto, nel capitolo 9, ho condensato i ricordi si sono fusi per creare la sensazione di un singolo evento consolidato e riassumerlo nel termine “Paradiso dei Sette Cieli“. Ovviamente non ricordo quanti livelli abbia, ma “Sette” cerca di essere non un numero definito di livelli, ma un’allegoria del significato di “sette” come equivalente a “molti”. Il suo uso in letteratura (v.gr. “La Divina Commedia”, di Dante Alighieri) allude a gradi di virtù o peccato (“sette cieli”, “sette inferni”). L’articolo 3 riporta anche i piccoli aneddoti su come sono riuscito a ottenere le mie uniche due pietre di Schenone.
Il capitolo 11 costituisce il culmine della pubblicazione. Dopo una breve introduzione da parte mia, le foto, che credo siano state scattate da Luciana, illustrano diverse zone del “Paradiso” durante un incontro informale tenuto da Mirella e Andrea con Luciana. Chissà perché non hanno pubblicizzato e venduto i biglietti per l’evento! Quanto avrei voluto e potuto pagare per parteciparvi! Confrontando mentalmente i miei vecchi ricordi, mi rendo conto che le strutture sono state notevolmente migliorate, pur mantenendo lo stile rurale e spontaneo. Mi manca il mio agognato mucchio di pietre nel terreno (dove ho incontrato la mia amata “Liseuse”), ma devo confessare che il numero di pietre finite o quasi finite è aumentato, e ci sono ancora più pezzi di alto livello rispetto a prima e, come al solito, le pietre sembrano dare vita a nuove pietre.
Infine, ho rimandato il capitolo 10 come ultimo capitolo e questo richiede una breve spiegazione. Come in un film, il capitolo 11 è quello che, a mio avviso, offre il finale più brillante ed esplosivo. D’altra parte, la pubblicazione non sarebbe stata completata senza una sezione di “foto di famiglia”. In questo caso, di visitatori e amici degli Schenone. Ho quindi trovato un compromesso tra la presentazione di entrambe le alternative.
Vi prego di essere indulgenti con i limiti di questo lavoro e di trarne il meglio, e di essere grati all’eredità degli Schenone e dei pionieri italiani del suiseki.
Jesús Quintas, “qseki”
Socio onorario dell’AIAS
1 – Lo Schenone, Andrea e Mirella, ed i Suiseki
Luciana Queirolo (2010)
Andrea e Mirella Schenone vivono a Lumarzo, uno dei tanti paesi della Val Fontana-buona, alle spalle di Genova. Negli anni `80, attenti collezionisti di minerali raccolti sui monti dell’entroterra durante le lunghe passeggiate, vennero dapprima incuriositi e poi attratti dalle forme particolare di alcune pietre, che iniziarono a raccogliere. Nel maggio del 1992, il club “Unici di Liguria”, prima realtà associativa europea nell’Arte del Suiseki, realizzò una piccola mostra al “The Bamboo Art Studio” di Genova.
I coniugi Schenone riconobbero in un articolo sul Secolo XIX le “loro pietre” e vollero entrare in contatto con quei collezionisti liguri per apprezzare da vicino la valenza artistica ed evocativa dell’esposizione. Iniziò qui la loro avventura nel mondo del Suiseki. La ricerca della bellezza e dell’armonia tra pietra e base si è affinata poi nel tempo, volta a sintetizzare, a creare nel daiza un naturale proseguo della pietra: non solamente un funzionale appoggio, ma una esaltazione dell’oggetto esposto, senza palesemente apparire. Allo studio e alla realizzazione dei daiza, Andrea si dedicò con passione per diciassette anni; ciò gli permise di raggiungere l’obiettivo finale: “ammirare il Suiseki” e godere delle sensazioni che esso sa dare. La voglia di condividere la propria esperienza si esprime attraverso la sua presenza e il suo insegnamento nella attività delle associazioni che riuniscono gli appassionati di questa estraordinaria arte orientale. Nella sola Liguria, frequentò il club Amatori Bonsai e Suiseki di Genova e il Club Suiseki “Unici di Liguria” a La Spezia.




Anche la ricerca delle pietre è diventata nel frattempo più competente e perciò “mirata” verso la raccolta di forme differenziate e dai più disparati colori e disegni.
Difficile ricordare tutti i premi da loro raccolti in ambito nazionale ed internazionale: neppure Andrea mi fu di aiuto. In fondo, per lui le sue pietre non erano questione se vincere oppure no, era solo questione di essere presente. Dove gli Schenone partecipano, per gli altri concorrenti la possibilità di vincere i premi più importanti diventa un’occasione mancata. A titolo di esempio, in ambito nazionale scorrendo l’elenco degli anni e dei premi assegnati durane il Congresso dell’Unione Bonsaisti Italiani U.B.I., è possibile sapere circa la presenza dei coniugi Schenone: se non premiati, non erano presenti al congresso.
- 1998 Menzione di Merito UBI “Montagne”
- 1999 Trofeo UBI “Cime lontane”
- 2000 Menzione di merito UBI “Giano bifronte”
- 2001 Menzione di merito UBI “Picchi”
- 2002 Trofeo UBI “Paesaggio verde”
- 2005 Trofeo UBI “Montagna disegnata”
- 2008 Premio WBFF “Catena montuosa”
- 2009 Menzione di Merito UBI “Montagna”
Innumerevoli gli attestati e targhe durante le manifestazioni dell’A.I.A.S. (Associazione Italiana Amatori Suiseki), ad iniziare dal Trofeo AIAS 1998 cui segue a ruota il Trofeo AIAS 1999 … Ricordo anche una Menzione di Merito alla “Crespi Suiseki Cup 2008”, manifestazione di livello europeo.






Veramente difficile ricostruire le tappa del loro successo: sono loro i primi a minimizzare. La modestia è una dote che in casa Schenone è quasi palpabile. Ricordo, ad esempio, un eccezionale riconoscimento assegnato ad una loro famosa pietra a catena di monti, in Cina, durante il viaggio del 2003; più precisamente, a Shangai, in occasione del Duon Lun Festival.
Pietre della loro collezione sono state esposte, per il piacere di appassionati che hanno potuto finalmente “toccarle con gli occhi”, in: Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Montecarlo, Lussemburgo, San Marino, USA, Cina. Senza trascurare il territorio nazionale, naturalmente. Questa qui presentata, è la sesta Esposizione personale curata dagli Schenone su invito di Enti Locali, sia ospitati nel Centro Espositivo Chiapparino (dove tennero nel 1999 la loro prima mostra), come su invito del CELSO Istituto di Studi Orientali, di Genova; come a Voltri, a Bogliasco, a Quinto.



Basta viaggiare su Internet o sfogliare riviste del settore per leggere agevolmente pagine su pagine di tutto il mondo, di professionisti esperti o semplici appassionati di suiseki, che parlano di Andrea e Mirella, una coppia quasi impossibile da scindere. Non ho un ricordo, di loro, che non appartenga ad entrambi, una splendida coppia completamente fusa in obiettivi e passioni comuni. Parlare di loro … sembra diventi tutto così semplice, come semplici, lineari e solari sono loro stessi… La storia di Andrea e Mirella è realmente una lunga storia d’amore che si riversa su tutto ciò che li circonda.
Quanta strada abbiamo percorsa affiancati insieme e quanta lontani, ma seguendo il medesimo percorso, come nella vita, ci sono tappe dove per alcuno è d’obbligo fermarsi, mente altri proseguono; chi al passo, chi di corsa, chi guardandosi attorno.
La parte del leone, poi, la fa la componente “sensibilità artistica”, o ce l’hai o non ce l’hai! Un mestiere si impara, ma non con quel certo genio d’ intuizione nel quale puoi solo nascerci.
Così, eravamo sullo stesso nastro di partenza, Andrea, Mirella, ed io, nel 1992. Stessa manualità, stessa completa ignoranza di cosa fosse un “daiza” se non un mezzo per far stare su le nostre pietre.
Ci abbiamo lavorato tanto, su questo: sia per acquisire maggiore manualità, informazioni e quindi conoscenza. Ognuno di noi aggiungendo, più o meno inconsapevolmente, la propria personalità, il proprio carattere, quasi facendo il ritratto di noi stessi, in quei daiza.
Andrea, si è parzialmente liberato dagli schemi costruttivi tradizionali estetici, applicandoli giocoforza, nella costruzione dei daiza di classiche pietre paesaggio, ma “inventando” uno stile nuovo, per pietre oggetto od astratte. Egli ha tenuto la parte che maggiormente gli interessa: il raggiungimento, credo, di un “equilibrio costruttivamente statico ad effetto visivo dinamico”. Una ricerca che va “al di là”; non esattamente nella direzione che segue la “via giapponese” del suiseki; neppure del Gongshi cinese o di che altra icona trainante, alla ricerca e per il raggiungimento della “Raffinatezza”, di un “Design essenziale eppur lirico”.
ANDREA SCHENONE: Socio del “Club Suiseki Unici di Liguria”, socio fondatore AIAS, socio ESA, socio UBI, Istruttore Suiseki IBS.
Un pensiero di Luciana Queirolo sui suiseki
“Milioni di anni sfilano via che pare esserci su questa crosta terrestre, sempre in eterno movimento, sottile buccia di rottura, accavallamento, sprofondamento, innalzamento. I nostri Palombini si fratturano, si rinsaldano, si cicatrizzano con inclusioni di calcite, con cristallizzate vene di quarzo ed ancora sprofondano, ancora risalgono, emergo qua e là, finalmente!
È una lunga storia, come solo la storia del mondo sa essere, in essa viviamo quel poco che ci è dato vivere e non sempre ne siamo consapevoli.
Questa storia adesso l’ho tra le mani ed è ciò che vorrei mostrarvi. Non è un miracolo, non è per caso: è il Creato, è Vita!”
2 – La prima mostra, nel 1999
Luciana Queirolo (1999)
Con la mostra al “Lascito Cuneo” di Calvari Andrea e Mirella Schenone ricordano una significativa ricorrenza: il decennale della loro prima mostra, realizzata nell’ottobre del 1999. I suiseki allora erano una novità assoluta ed una decina di “pezzi” venne ospitata negli accoglienti spazi dell’Ecomuseo della Fontanabuona al Chiapparino di Cicagna destando molta curiosità.
Giannina Scorza sulla “Gazzetta del Lunedi” li aveva così illustrati: “Si tratta di pezzi unici che appaiono come bizzarre sculture di un artista contemporaneo di sbrigliato estro. E invece sono forme inquietanti e rassicuranti di un incredibile aspetto plastico e prospettico, impresse nella pietra dal lavorio dell’acqua, goccia dopo goccia, nel corso del tempo. Sono uccelli, nuvole, onde, rilievi montani: mediatori della storia geologica della nostra regione, creazione della natura ligustica, testimonianze di una terra magica e misteriosa”.
Qui vengono riprodotti il comunicato stampa e la locandina della mostra.

3 – Alcune pietre pregiate di Andrea e Mirella
Carlo Laghi
Quando si parla di “Schenone” in ambito pietre, dobbiamo fare una considerazione: Andrea e Mirella, marito e moglie entrambi sono soci fondatori AIAS. L’uno completa l’altra e viceversa, come nella vita anche nelle pietre condividono gioie e piaceri. Sono convinto che molte volte siano stati a raccogliere pietre assieme e il risultato di queste ricerche sia da attribuire a entrambi (un ringraziamento a Ilaria per averci supportato in questo progetto). In questo articolo, oltre a parlarvi del Trofeo AIAS 1998, vorrei mettervi a conoscenza anche di tante altre pubblicazioni ufficiali dell’archivio personale. Sicuramente ci saranno altre manifestazioni, anche europee, ma difficile da reperire specialmente nel primo periodo.
Trofeo AIAS 1998





| Note di Carlo Laghi: Ricordo che nel 2010 a San Marino, fu giudice nel concorso suiseki per l’UBI. Fu Socio AIAS fino al 2011 poi lo incrociai un paio di volte in giro per mostre. Se passerò dalle sue parti, visiterò molto volentieri la sua collezione di pietre |
4 – Schenone e AIAS: la storia, gli inizi
Carlo Laghi (2021)
Chi è Andrea Schenone? O meglio, chi è l’AIAS?
Tutti quanti noi appassionati di pietre dobbiamo sapere che il “Suiseki” in Italia è nato e si è sviluppato in Liguria. Nel 1989, in aprile, nell’ambito della Fiera di Primavera a Genova, fu allestita la Mostra Nazionale di Suiseki, che in assoluto fu la prima esposizione di pietre in Italia. Il promotore fu Sergio Malpeli, assieme al suo Club, a qualche altro appassionato, tra i quali partecipò anche la nostra Luciana Queirolo, incuriosita da quelle pietre che vedeva attorno a casa.
Sul tema “Suiseki”, la nostra voglia di conoscenza era inversamente proporzionale al poco che ci era arrivato. Mettemmo insieme i nostri risparmi e così Sergio commissionò una ricerca geologica su campioni di palombino all’Università di Genova e fece tradurre in italiano il libro “The Japanese Art of Stone Apreciation”, di Vincent Covello e Yuji Yoshimura, uscito nel 1988 e che Maria Teresa Volonterio ci aveva procurato … e piovve sul deserto della nostra conoscenza. Ad ogni nostro incontro sognavamo un club suiseki.
Nel gennaio 1991, per poter partecipare alla “Euro American Flora di Genova”, i coniugi Malpeli, Luciana con il marito, il loro consuocero Igino Andreoni, fondarono il club “Unici di Liguria”. Nel 1992, come club, fu offerta loro l’occasione di poter esporre le loro pietre presso il circolo Culturale Giapponese situato in via XX Settembre nel cuore di Genova. L’avvenimento fu reclamizzato dalla stampa e queste notizie furono lette da Andrea Schenone, che incuriosito visitò la mostra con sua moglie Mirella e conobbe il Club Unici di Liguria. Fu un fulmine a ciel sereno. Si appassionò e il sapere di non essere soli, il condividere e soprattutto che ci sarebbe stata una crescita nella conoscenza, fece sì che si iscrivesse al club (successe a lui quello che capitò a Luciana tre anni prima). Andrea ci andò a nozze, lui che conosceva il levante ligure come le sue tasche, conosceva già la tipologia delle pietre. Con Mirella raccolse tante pietre (personalmente penso che abbia una collezione di minimo 200 – 300 pietre complete di daiza). Da quel momento partecipò a tutte le mostre degli Unici.
Il 20 aprile 1997, a Grosseto, Andrea, Mirella, Luciana, Vito Di Venere, Manuti Elvira, Gian Luigi Enny, Carlo Maria Galli, Maria Chiara Padrini, Maria Santiano, Gabriella Franceschetti, Filippo Carrarelli e il compianto Angelo Attinà fondarono l’Associazione Italiana Amatori Suiseki.
In seguito, Andrea divenne socio UBI e Istruttore IBS e in quell’occasione lo incontrai la prima volta ad un workshop nel settembre 2002 all’Orto Botanico a Ferrara. In quella occasione Andrea illustrò la costruzione di un daiza attraverso 7-8 modelli, con le varie lavorazioni fino alla verniciatura. Io, che di legno ne masticavo già, capi subito che ero sulla buona strada.
Rimane socio AIAS fino al 2011.
5 – Calvari 2009. “SUISEKI: Opere d’arte della Natura”
“Il Secolo XIX”, Genova (2009)
CALVARI (San Colombano Certenoli) Sala Simonetti del Lascito Cuneo
29 agosto – 6 settembre 2009


“Beh! Chi scrive articoli o recensioni deve per forza avere la “penna facile”, ingegnarsi con le parole, ma… davanti a questa “Mostra delle meraviglie” il mondo delle emozioni magicamente si è aperto, facendo tutti poeti.” (cit. Luciana Queirolo)
Articolo: Pietre sorprendenti: quando il più umile dei materiali diventa un tesoro da collezione.
Le annotazioni sulle pagine 39 pagine del “registro delle firme” sono una fonte generosa a cui attingere:
- pietre che… scaldano il cuore
- animali fantastici, montagne incantate: cose mai viste!
- l’emozione cancella le parole
- doni della Natura, meravigliosi sogni in miniatura
- educare lo sguardo, esercitare la fantasia, far vivere le pietre
- pietre piene di magia: altro che sculture moderne!
- la Natura regala tesori a chi sa vederli
- quanto sono belle! Quante emozioni!
Il Secolo XIX ha pubblicato per una intera settimana un tagliando da ritagliare e compilare: “Date un nome ai Suiseki”. Provate anche voi ad indovinare quale interpretazione hanno dato, Mirella ed Andrea, a queste sei pietre e poi confrontate le vostre risposte con il risultato del Concorso: un esercizio interessante, un test affidabile, considerando le risposte pervenute da 268 partecipanti!
PELLEGRINO
Viandante, frate, pellegrino… un uomo che ha molto camminato e che ha molta strada da fare. In pochi tratti, in quella inclinazione, stanchezza, passo pacato e ritmico, sguardo sulla via da percorrere e mente avvolta nella pace appagante di una meta sicura e di una ricompensa non terrena.

ABBRACCIO
Simbolicamente, fusione di due creature.
Come solo una madre con suo figlio. È ancora l’epoca della gioia, della condivisione, del gioco; dove per quel piccolo, la madre è ancora l’unico riferimento a cui guardare: per piangere o per gioire, per ricevere amore e sostegno.

GENGIS KHAN
In questa pietra stupefacente, non leggo Aggressività o Ferocia, ma: Fierezza, Determinazione, Volontà incrollabile, piena Coscienza delle proprie capacità e fiducia in sé stesso.
« …Io vengo dal Barbaro Nord. Indosso le stesse vesti e mi sfamo dello stesso cibo dei pastori di vacche e dei mandriani di cavalli. Facciamo gli stessi sacrifici e ci dividiamo le ricchezze. Guardo alla Nazione come a un nuovo figlio appena nato e mi curo dei miei soldati come se fossero i miei fratelli… »

6 – VAL DEI TREBBIA 2009
“Il Secolo XIX”, Genova (2009)
Castello Doria Malaspina di Calice al Cornoviglio : Mostra Collettiva: ” Le mani della Natura e le mani dell’uomo”.
Aprile 2009.
Posto una segnalazione apparsa su un quotidiano cittadino.
Probabilmente molti storceranno il naso, altri non ne avranno mai sentito parlare, ma tutti quelli che rimangono “a bocca aperta” davanti all’alpe, ritroveranno le stesse impressioni, in proporzione, davanti a questa forma di arte orientale.
Il fiume Trebbia, oltre ad essere uno dei più puliti fiumi d’Italia, è conosciuto in tutto il mondo, per la particolarità delle pietre dell’omonima valle. Alcune ben si adattano all’arte del Suiseki, disciplina poco conosciuta spesso associata alla più famosa arte dei Bonsai.
Anche i nostri vecchi si erano accorti di questa particolarità, tant’è che molti hanno in giardino “tocchi di roccia” che emanano auree montane. Posseggo diverse annate di periodici specialistici e diversi libri, degli anni passati che segnalano “già” la Val Trebbia per questa particolarità. Ovviamente non sto divulgando queste informazioni allo scopo di favorire degli scempi, me ne guardo bene, ma neanche non darla. Ognuno se la vedrà con la sua coscienza, se la possiede (ma qui sopra sembrerebbe non mancare, anzi), ed eventualmente con la Forestale.
USCIO. Il 12 marzo siamo andati a visitare un luogo veramente sorprendente! Nessuno di noi lo conosceva, nonostante la vicinanza e nonostante sia visitato da persone provenienti da tutto il mondo.
Si tratta della collezione di Suiseki che appartiene ad Andrea e Mirella Schenone, che abitano a Lumarzo.
Appena entrati in questo “museo” (che in realtà occupa quasi tutta la casa e il giardino), Andrea ci ha spiegato l’origine dei Suiseki, cioè pietre di varie forme e dimensioni ricavate dalla sola azione naturale.
L’arte del Suiseki nasce in Cina circa 2000 anni fa. La parola significa: Sui -acqua e seki -pietra. Queste pietre non devono subire alcun trattamento se non la pulitura e la collocazione sul “Dai” (il supporto di legno che regge la pietra), oppure su un vassoio, il Suiban. Essi devono adattarsi alla pietra come un vestito su misura e talvolta riempiti di sabbia o acqua. I Suiseki possono essere esposti da soli oppure con bonsai o altre piante di compagnia.
Andrea e Mirella hanno iniziato questa collezione raccogliendo cristalli nel Levante Ligure, in Val d’Aveto, nel lago di Giacopiane e nella Val di Vara, e si è arricchita nel corso degli anni grazie al loro entusiasmo, alla passione della loro ricerca e anche alla fatica.
La loro raccolta ha girato tutto il mondo: dalla Spagna fino in America (Pennsylvania)e in Cina (Shangai), inoltre molti collezionisti da tutto il mondo vengono qui per ammirarla e talvolta cercare di comprare i pezzi migliori, anche se Andrea non ama separarsene. Abbiamo visto pietre dalle forme più strane e affascinanti: ad esempio una ricorda un cinghiale, un’altra una balena, molte hanno l’aspetto di montagne, altre hanno la forma di un essere umano. Una in particolare ricorda papa Wojtyla appoggiato al suo bastone. Ma la pietra più interessante che abbiamo visto è uguale al fungo creato dalla bomba atomica, Andrea l’ha chiamata appunto Hiroshima. Questa mostra ci ha fatto aprire gli occhi riguardo al più umile dei materiali, trasformato dalla natura stessa in un’opera d’arte. D’ora in poi faremo molta più attenzione a dove cammineremo. In fondo queste pietre ci sembrano quasi forme e materie viventi come amava dire Andrea: «Scoprire che esiste il Suiseki è come essere nuovamente in contatto con quelle fantasie che furono nostre compagne; il fascino della cultura orientale, ancora una volta, ci offre possibilità molto piacevoli per nuovi interessi».

Dal SECOLO XIX del 22 Aprile 2009
7 – Caccia al Suiseki nelle Alpi Liguri
Pius Notter (Boswil, Svizzera), Foto: W. Benz (Germania) (2014)
L’area delle Alpi Liguri tra Genova e La Spezia in Italia è una meravigliosa sorgente e fonte eccezionale di Suiseki e la casa di molti appassionati di quest’arte. Il club Suiseki “Unici di Liguria” (club membro della BCI) è stato fondato nel febbraio 1991. I fondatori originali, Luciana Queirolo-Garbini e i coniugi Malpeli, si sono dedicato all’idea del Suiseki ed hanno svolto un grande lavoro pioneristico con questo primo club. I 12 soci fondatori sono tutti grandi appassionati e conoscono i luoghi di tanti, tanti “ritrovamenti” in montagna.
La collezione della signora Queirolo-Garbini di queste pietre speciali ed espressive attirò presto l’attenzione degli artisti Suiseki e Bonsai e ora sono ben conosciuti anche al di fuori dell’Europa. Alcune pietre liguri, infatti, furono ammirate all’IBC’93/World Congress di Orlando, negli Stati Uniti, come già in Lussemburgo, Monaco, Germania e Giappone. Anche gli amici del Sud Italia hanno formato un club. Nel mese di giugno è stata costituita la “SuisekiSud”, il 18 giugno 1994 sotto la direzione della Sig.ra Patrizia Lomartire che è eletta Presidente. I due club si sono uniti dal 15 al 17 luglio 1994 in un forum nelle Alpi Liguri. I membri del consiglio diretti dell’ESA (European Suiseki Association) sono stati inviati a partecipare. L’importanza dell’incontro è stata sottolineata dalla presenza di Norry Kirschten, lussemburghese, presidente e fondatore dell’ESA. In qualità di membro del Consigio di Amministrazione del BCI, sono stato lieto di ricevere un invito. L’ospitalità e il successo dell’incontro mi hanno spinto a scrivere questo resoconto.

Nota di Aldo Marchese (2024)
Rileggendo questo articolo, la parola che mi viene in mente è Amarcord, che è una parola della lingua italiana che indica un ricordo nostalgico. Originariamente, il termine viene dal dialetto romagnolo “a m’arcord”), che vuol dire “mi ricordo”. Ebbene, questo per ricordare lo sforzo di coloro che pioneristicamente hanno sviluppato il suiseki in Europa e di chi cerca con rispetto verso tutti/e di portarlo avanti senza vincoli geografici, ma in sintonia con la naturalezza delle emozioni che solo un suiseki può donare all’animo umano scevro da condizionamenti.
8 – A.I.A.S., venticinque anni di storia (P. Prudentino 2022)

Le parole “Sensei” o “Maestro” sono utilizzate maggiormente nel bonsai piuttosto che nel Suiseki. Questi due termini sono generalmente riferiti a quel qualcuno che, per tutti e prima di tutti, ha aperto una via verso l’acquisizione di un’arte totalmente ignota e che sia in Italia, ma se vogliamo generalizzare in Occidente, non era altro che una perfetta sconosciuta. Allora un “Maestro”, è stato ed è, senza ombra di dubbio, Andrea Schenone. Un pioniere affiancato da sua moglie Mirella, che con gioia egli definisce “la migliore compagna delle mie ricerche”, e della quale con il sorriso sulle labbra e quasi ridendo ci dice “mi ha affiancato in ogni ritrovamento e mi ricorda sempre che le pietre più belle sono le sue …”.
Per proseguire nel festeggiare il Venticinquesimo anniversario della fondazione di AIAS e offrire a tutti i soci almeno un breve scorcio sulle figure storiche del Suiseki italiano, raccontiamo uno degli storici fondatori della nostra associazione, recandoci con uno sparuto gruppo della Scuola Suiseki-Do Groane capitanato da Pietro Prudentino, Roberto Ferrari (socio anche del Club Bonsai Blu di Milano, con sua moglie Federica, altrettanto appassionata suisekista, Gianni Bonato e Marco Insubreman, un caldo sabato di questa passata torrida estate, a visitare quello che ai nostri occhi altro non può definirsi che un tempio del Suiseki italiano e scambiare qualche parola con il suo creatore e custode. Non riusciamo a trovare sinceramente le parole per descrivere anche solo la parte iniziale di questo “pellegrinaggio”, e lasciamo che siano queste prime foto a testimoniare l’accoglienza che alcune pietre poste semplicemente a confine di uno dei piccoli cortili circostanti la casa del Maestro riservano. E poi partiamo da quelle che per Andrea racchiudono alcuni dei più preziosi ricordi del suo straordinario percorso di suisekista pioniere, che lo ha portato ad esporre, ad essere invitato e perfino vincere rinomatissimi premi oltre che negli Stati Uniti, perfino in Cina, terra che come ben sappiamo, si contraddistingue da secoli se non millenni, per un amore viscerale verso le pietre e le loro esposizioni.

Non abbiamo trovato uno “stile”, per usare un termine bonsaistico utile ad intendersi, una classificazione insomma, una forma, un colore o un disegno di suiseki che non fosse rappresentato tra le bacheche di quella abitazione in maniera eccelsa da decine e decine di pietre, come è possibile osservare da alcune foto che riproponiamo per tutti gli amici di AIAS; con Andrea, col quale si è instaurato fin da subito un rapporto di cordialità tanto che dopo poco sembrava di conoscersi da tempo, si è soffermato un pochino con noi a spiegarci tutte queste, vere “pepite” ai nostri occhi. Tutto questo grazie ad un incontro con una pietra, molto tempo fa, un piccolo suiseki con il suo daiza, che durante una passeggiata tra le bancarelle di una piccola fiera di paese di ormai molti anni fa, aveva colpito tanto lui quanto la sua inseparabile Mirella, attirati dalla stranezza o se vogliamo dalla particolarità, dalla semplicità e dalla ricercata raffinatezza che avevano intravisto in essa. Da quel momento una passione viscerale li ha condotti non solo a trascorrere praticamente tutti i loro fine settimana alla ricerca, a stretto contatto con gli animali e con la natura, ma ha aiutato molto nell’esplorazione il generosissimo territorio ligure che offriva nella raccolta, ma anche, nel caso di Andrea Schenone, a ricercare il modo giusto di valorizzarne il potenziale artistico, paesaggistico e naturalistico insito, attraverso la costruzione dei daiza, i sostegni in legno che con grande dedizione il nostro anfitrione per primo ha iniziato a costruire in un tanto piccolo quanto ancora affascinante laboratorio. Varcandone la soglia sembra quasi di avvertire ancora indirettamente e in maniera quasi inconscia, il rumore prodotto dagli attrezzi di lavoro durante le giornate e le notti trascorse a incidere, levigare, raschiare, spazzolare, sperimentare, riflettere e lavorare con passione tra quelle piccole e basse ma cosi affascinanti mura.


Tutt’attorno a noi, continua lo spettacolo …
… non solo visivo, ma, com’era facile intuire, quasi magnifico: come non farsi guidare da colori, linee, forme, tridimensionalità, dialoghi quasi “parlanti” tra le pietre e quello loro basi di legno altrettanto differenti e differenziate che donano puntualmente quella sensazione di equilibrio e ricerca estetica tipica del caratteri: shibui, wabi, sabi e yugen, a seconda delle loro potenzialitá evocative, verso paesaggi sconosciuti, altri forse vissuti, o già vista chissà dove o in quale nostra vita, o in quale film o in quale libro o forse solamente esistenti se non dentro di noi per la loro sconfinanta bellezza? …

Facciamo una piccola pausa per pranzare e cogliamo l’occasione per strappare qualche altre “chicca” ad Andrea, che molto volontieri ci racconta, e che condividiamo: “lavorare nei boschi, a stretto contatto con gli animali e con la natura, mi ha aiutato molto nell’esplorazione e nell’individuazione del migliori areali ove indirizzare la mia ricerche: le conoscenze che avevo maturato, del territorio boschivo cosi come delle diverse conformazioni di cui è caratterizzata questa zona della Liguria mi hanno consentito sicuramente di essere tra i primi suisekisti ad utilizzare il cosiddetto palombino come materiale”.

Torniamo poi all’abitazione dei due coniugi percorrendo una stradina ligure (creuza) della cui ripidità Andrea ci aveva avvisato raccomandandoci di non usare un passo troppo veloce poiché le primavere sulle sue spalle sono ben 88…, ma che in realtà ci ha preceduti tutti ed in alcuni tratti si è soffermato ad aspettare qualcuno. Ci raggiunge anche la figlia Ilaria, amatore suisekista come noi che porta avanti la tradizione di famiglia e anche in sua compagnia passeggiamo per un ultimo momento tra i “sancta sanctorum” che ci sembrano quasi letteralmente spuntare tra gli ambienti esterni di casa Schenone. Non sappiamo quasi più dove posare gli occhi in mezzo a tanta bellezza e alcuni non si fanno scappare l’opportunità d’immortalare e portare a casa qualche prezioso ricordo di questa incredibile esperienza: saranno pietra da pulire, da accarezzare, da esporre o semplicemente da conservare, ma forse il termine più corretto, traslitterato dal giapponese, è pietre da “coltivare”, con noi e con la nostra cura, guidati ancora da quella insormontabile passione di cui abbiamo voluto parlarvi, di Andrea e Mirella Schenone. Ancora grazie per la magnifica ospitalità!


9- Le mie pietre di Schenone. Vivere il “Paradiso dei Sette Cieli” di Jesús Quintas (2025)
Ho iniziato a dedicarmi al bonsai nel 1987, dopo qualche esitazione, ma non sono in grado di dire quando ho deciso di estendere il mio interesse al suiseki, qualche anno dopo (presumo fosse il 1990).
In quegli anni ero davvero come un bambino che piangeva e chiedeva di essere nutrito, in un luogo in cui altri bambini si trovavano nella stessa situazione. Gli anni ’90 sono stati un viaggio estenuante nel mio vagabondare nel mondo del suiseki, ma anche un periodo di esperienze decisive: la partecipazione a congressi internazionali, l’acquisto del mio primo manuale sul suiseki (Covello-Yoshimura), la realizzazione delle mie prime bizzarre attività con daiza e tanseki, e, in modo molto speciale, l’ingresso in contatto con i miei due principali mentori, Luciana Queirolo e l’ultimo Felix Rivera.
E grazie a Luciana e Chiara Padrini, ho visitato per la prima volta il lago di Giacopiane. In seguito, con altri colleghi spagnoli appassionati di suiseki e con l’assistenza di Luciana, abbiamo potuto acquistare dei veri suiseki e goderci gli splendidi paesaggi liguri. Uno dei momenti più indimenticabili è stata la visita al “Paradiso a Sette Cieli” della famiglia Schenone.
L’espressione “Paradiso dei Sette Cieli” si riferisce all’incantevole dimora in cui sono custodite le pietre di Schenone. E mi sento trasportato lì ogni volta che riesco a ricreare nella mia mente i momenti di piacere che ho avuto il privilegio di visitare. Permettetemi di condividere con voi un breve estratto.
La visita inizia al piano terra, dove giace un mucchio di pietre per lo più piccole e brutte, apparentemente scartate; subito il gruppo sale alcuni gradini per raggiungere il primo livello. Su panchine rustiche in cemento e pietre si trovano numerose pietre di varie forme e dimensioni; la maggior parte di esse appare solo parzialmente pulita, ma questo non impedisce di ammirare pezzi interessanti. Tuttavia, quando ho chiesto ad Andrea di acquistarne qualcuna, lui si è rifiutato sostenendo che fossero sporche, incompiute o qualcosa di simile.
Poi, qualche gradino più su, il secondo livello. Le pietre lì conservate sono sicuramente migliori; anche se ce ne sono alcune più grandi: ovviamente, il tentativo di prenderne una viene ripetuto e gentilmente rifiutato di nuovo.
Quando l’ospite arriva al livello successivo, la situazione si ripete più volte e il desiderio di ottenere una di quelle pietre meravigliose aumenta sempre di più, diventando insopportabile. La rassegnazione si raggiunge infine ai livelli più alti (credo che fossero sei o sette, non è vero?). L’ospite si rende conto di essere stato abbastanza privilegiato, avendo avuto l’opportunità di ammirare e ammirare così meravigliose bellezze naturali, collocate su supporti in legno personalizzati e realizzati alla perfezione. Proprio durante una delle mie visite al Paradiso dei Sette Cieli ho avuto il singolare privilegio di acquistare una pietra di Schenone, che custodisco con rispetto a casa; poggia su un semplice supporto di legno delicatamente realizzato da Andrea in persona. La scena suggerita è quella di una coppia di monti sotto un sereno crepuscolo. Non l’ho mai esposta da me e non le è mai stato dedicato un nome fino ad oggi. Ma all’improvviso, mentre scrivo queste righe, ho avuto un’illuminazione: “Mirella e Andrea”. Sì, è il nome appropriato per lei.

Sebbene le misure indicate siano inferiori a 18 cm (larghezza o altezza, a seconda del valore più grande), come ho spesso affermato, ci sono casi particolari in cui, nonostante ciò, la pietra possiede “presenza”, ed entrambe le mie pietre Schenone ne sono un buon esempio.
Non so se sia successo nella stessa visita o in un’altra, ma la mia seconda e ultima pietra di Schenone è arrivata con una storia interessante, a mio avviso, che alcuni colleghi già conoscono. Scuserò il lettore per il misto di disperazione, ammirazione e rassegnazione di una visita al Paradiso dei Sette Cieli e parlerò direttamente del momento successivo in cui eravamo di nuovo al piano terra pronti per l’addio, proprio accanto al mucchio di pietre “scartate”. Proprio in quel momento, Andrea ci ha permesso di cercare e scegliere una pietra che ci piacesse.
Inizialmente tutti gli ospiti, me compreso, hanno dato un’occhiata superficiale alla pila e, come di consueto, ne hanno assaggiati alcuni, scegliendone persino uno o due, principalmente come souvenir. Tuttavia, ho prestato maggiore attenzione e proprio ai miei piedi ho notato una pietra che mi guardava direttamente negli occhi, così l’ho presa e l’ho maneggiata; era alta circa 18 cm con un breve passaggio in basso, anche se i lati erano un po’ stretti, meno di 10 cm; posizionata in verticale, sollevava qualche dubbio sulla sua stabilità verticale, ma nonostante ciò pregava per un’opportunità e alla fine l’ho portata a casa, a Madrid. Già a casa, la presi e la toccai ripetutamente, provando le sue posizioni alternative e alla fine percepii l’immagine di una giovane donna vestita secondo lo stile degli anni ’20, seduta sull’erba. L’immagine mi turbò per giorni, finché non decisi di consultare un libro sul pittore impressionista Claude Monet. Ahimè! Si trattava di “la liseuse” (“giovane donna che legge”). Per prima cosa preparai un particolare supporto di legno quadrangolare sottile, completato da una piccola bara, per mantenere la posizione corretta della donna e la esposi così per aucuni anni.

Tuttavia, non ero pienamente soddisfatto. Dopo aver realizzato l’attuale daiza, che si potrebbe definire di tipo “scarpa”, mi ritengo abbastanza contento del risultato. Nonostante ciò, continuo a pensare che alla composizione manchi un richiamo evocativo all’ambiente della prateria. Forse l’utilizzo di un tessuto in una tonalità dominante di verde pallido avrebbe contribuito a creare meglio l’atmosfera che intendo suggerire.
Questa pietra è stata considerata attraente e bella da molti dei partecipanti alla mostra in cui è stata esposta; persino alcuni ragazzi hanno chiesto di averla, ma non vi sorprenderà sapere che ho immediatamente scartato qualsiasi opzione.
Devo confessarlo. Sono assolutamente orgoglioso di essere riuscito a “scoprire” una pietra che Andrea aveva scartato. Per me questo è un riconoscimento più alto di qualsiasi altro che si possa ricevere.
Non ho avuto molte occasioni di incontrare Andrea e di scambiare impressioni e opinioni con lui, ma sono sempre state istruttive e utili. Lui, e io in un certo senso, siamo individui timidi e introspettivi. In ogni caso, è sempre stato disponibile e gentile con me. Sono convinto che sia/fosse una “brava persona” nel senso migliore del termine. Mi dispiace non aver potuto avere più occasioni di imparare da lui… e di ottenere una o più delle sue splendide pietre.
Jesùs Quintas
Settembre 2025
10 – FOTO PER LA MEMORIA



11 – Paradiso dei Setti Cieli
Jesus Quintas (2025)
Foto: Luciana Queirolo
Quando ho avuto il privilegio di visitare per la prima volta la dimora degli Schenone potendo ammirare la loro superba collezione di suiseki disposta su una ripida collina, due immagini sono emerse dalla mia memoria: i templi aztechi e maya a gradoni e la “Divina Commedia” di Dante Alighieri, così come l’idea di fondere entrambi nel termine “Paradiso dei Sette Cieli” per riferirsi a questo posto davvero speciale per ogni amante della natura e del suiseki. Delle centinaia di Suiseki della collezione di Schenone, sono state selezionate e presentate qui di seguito circa 44 foto. Ho cercato di impostare un approccio evolutivo provvisorio in ordine crescente, con il debole supporto dei miei ricordi di circa 30 anni fa. Molte cose sono cambiate, ma l’emozione rimane.


































AIAS Staff @riproduzione riservata


Andrea es lo mejor que he conocido en el mundo del suiseki.
Si sus piedras son maravillosas,si s si calidad humana es inigualable,buscar piedras con el ha hecho q está parte del suiseki fuese para mí lo mejor de este arte.
Lago de Giacopiane, él,mi hija,la bimba como el la llamaba,y yo. No sé puede pedir más.
Que recuerdos evoca contemplar en mi casa alguna de aquellas piedras.
Allá donde estés,seguro que seguirás rodeado de piedras.
Un abrazo amigo.